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Sam Francis
In Lovely Blueness (n°1), 1955 - 1957
Collection Musée national d'art moderne, Paris - Musée de l'Orangerie
Don de la Scaler Foundation avec la contribution de Eric et Sylvie Boissonnas, 1977
© 2023 Sam Francis Foundation, California / Adagp, Paris / Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / Philippe Migeat
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Sam Francis, « In Lovely Blueness »

 Facendo eco alle Ninfee di Claude Monet, il museo dell'Orangerie ha installato il 12 settembre 2023 il grandissimo formato di Sam Francis, In Lovely Blueness depositato per tre anni dal Museo nazionale d’arte moderna / Centro di creazione industriale, a cui è stato donato nel 1977 grazie alla Scaler Foundation con il contributo di Eric e Sylvie Boissonnas.

Arrivato a Parigi nel 1950, Sam Francis vi rimane per un decennio, durante il quale il suo lavoro viene riconosciuto. Il formato di questo dipinto è ispirato alle Ninfee di Monet, che scopre nel 1953, durante la riapertura del museo. Intitolo l'opera In Lovely Blueness, ricordandosi di una poesia di Hölderlin (In Lieblicher Bläue, 1823). Blu del cielo, come lo scriveva il poeta, blu dell'oceano anche secondo Sam Francis, questo colore rivela il lirismo del suo sguardo sul mondo.

Insieme di sculture provenienti dall'Africa e dall'Oceania, precedentemente collezione Paul Guillaume

L'eccezionale deposito di un insieme di sculture dell'Africa e dell'Oceania, precedentemente collezione Paul Guillaume, da parte del Museo del Quai Branly - Jacques Chirac, nonché di alcuni disegni ed elementi dell’archivio, arricchiscono il percorso della collezione.

Il Louvre dovrebbe raccogliere alcuni capolavori esotici il cui aspetto non è meno commovente di quello dei begli esemplari della statuaria occidentale. Apollinaire, 1909

Guillaume Apollinaire e Paul Guillaume hanno lavorato insieme per valorizzare le arti dell'Africa e dell'Oceania. Dal 1910, allora dipendente in un’autofficina, Paul Guillaume mette in vetrina sculture del Gabon e attira l'attenzione del poeta che gli presenta l'antiquario Joseph Brummer come pure Picasso. Diventato mercante, Paul Guillaume, andando controcorrente rispetto a un’opinione pubblica etnocentrica, innova presentando sculture africane nella sua galleria, permettendo a molti artisti di scoprire queste opere.

Nel 1917, presta opere alla prima mostra dadaista svoltasi presso la galleria Corray a Zurigo e pubblica con Apollinaire un album fotografico intitolato Sculture Negre.

La sua attività di mercante lo porta a rivestire un ruolo di consulente presso galleristi e collezionisti, come Alfred Stieglitz, che organizza una mostra di arte moderna e statuaria africana nel dicembre 1914 nella sua galleria 291 a New York. Acquista anche opere per conto di Albert C. Barnes, destinate alla sua fondazione di Filadelfia.

Se Paul Guillaume non è l'unico a interessarsi alle arti non occidentali, ha svolto molto presto un ruolo preponderante a favore della loro diffusione, aprendo la strada a un radicale cambiamento di paradigma per quel che riguarda la loro percezione.

© Camille Gharbi

Le arti extra-occidentali sono state a lungo viste attraverso il prisma dell'etnocentrismo. Le espressioni «arte Negra» o «arte dei Neri» fanno parte di una terminologia in vigore all'inizio del XX secolo, utilizzata in particolare da Apollinaire e Paul Guillaume.

Le Matrici Cromatiche di Agnès Thurnauer

Le Matrici Cromatiche, sculture funzionali progettate dall'artista Agnès Thurnauer, sono installate in diversi spazi del museo dell'Orangerie.

© Camille Gharbi

Generosamente commissionate e donate da due mecenati, Sophie Javary e Alain Bernard, al Centro nazionale delle arti plastiche e depositate presso l'Orangerie, queste sculture panchine in alluminio opaco, come altrettante "ninfee-lettere", formano la parola «chromatiques» e diffondono l'aura delle opere di Monet in tutto lo spazio del museo.
Le Matrici Cromatiche offrono un segnale visivo forte ed elegante al museo dell'Orangerie, rinnovato e riattivato da sguardi contemporanei.

Les Matrices Chromatiques offrent un signal visuel fort et élégant au musée de l’Orangerie rénové et réactivé par les regards contemporains.