Sam Szafran. Ossessioni di un pittore
Un’infanzia particolarmente difficile, segnata dalle catastrofi della Seconda guerra mondiale in una famiglia di origini ebraiche-polacche, ha fatto sì che preferisse la solitudine, focalizzandosi sulla propria esistenza e il proprio sentire per dare vita ai suoi temi prediletti. A tre anni dalla scomparsa dell’artista, il Museo dell’Orangerie mette in luce, in questa prima mostra organizzata da un museo francese dopo vent’anni, i pochi soggetti per lui esistenziali– atelier, scale e fogliame – il cui denominatore comune è l'ambiente immediatamente circostante.
L’economia parsimoniosa delle rappresentazioni è controbilanciata da una febbre di sperimentazione avvincente, che funziona come un’ancora gettata nella storia dell’arte. Autodidatta dall’insaziabile curiosità, Sam Szafran si è iniziato prima al pastello e poi all’acquerello, terreni di ricerca artistica che ha ardentemente esplorato. Szafran mette alla prova lo sguardo, deformando e decostruendo la prospettiva, all’interno, in spazi ermeticamente chiusi su se stessi.
Col tempo, essi si aprono, si frammentano per dare vita a visioni spaccate, dai molteplici piani temporali, in cui si coniugano e si confrontano gli spazi, emblema di un ordine scomparso per sempre.
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